Il re degli integratori prescritti per il cuore, il supplemento più venduto e quello con la letteratura scientifica apparentemente più solida. Ma è davvero così? In quest’articolo vi svelerò perché in molti casi ho smesso di consigliare l’assunzione di omega-3 e in altri suggerisco una composizione diversa da quella standard.
La storia
La storia degli acidi grassi polinsaturi (PUFA) è cominciata osservando la popolazione degli Eschimesi in Groenlandia, consumatori di grandissime quantità di grassi - di ogni tipo - e che solo raramente si ammalavano di malattie cardiovascolari. Negli anni ‘70, l’elevata concentrazione di omega-3 ritrovata nel sangue dei “mangiatori di carne cruda” (è questo il significato della parola Eschimesi) fu ritenuta responsabile della prevenzione che riduceva la probabilità di avere un infarto.
Questa osservazione ha interessato decine di migliaia di ricercatori che da allora studiano l’impatto degli acidi grassi essenziali sulla salute umana e ha alimentato l'interesse delle industrie produttrici di supplementi a base di EPA (acido eicosapentaenoico) e DHA (acido docosaesaenoico).
I pericoli dell’assunzione cronica
Moltissime persone ingeriscono pillole di omega-3 praticamente ogni giorno della loro vita. Così facendo aumentano le probabilità di innescare un pericoloso meccanisco chiamato perossidazione lipidica: una forma di degradazione che rende tossici gli acidi grassi solo per il fatto di entrare in contatto con luce, calore o aria. Parliamo di una situazione non sempre evitabile nel tragito dal mare al nostro stomaco, passando per lo stabilimento di produzione. Nel caso degli integratori, per essere sicuri degli standard di produzione e dell’assenza di tossine, metalli pesanti e altri contaminanti, il prodotto che acquistate dovrebbe sempre riportare la certificazione dell’International Fish Oil Standards Program (IFOS), un’organizzazione indipendente che determina qualità e sicurezza dell'olio prima della commercializzazione.
Cosa c’è di nuovo?
A fine 2020 sono stati pubblicati i risultati dell’atteso studio STRENGTH che ha portato alla luce diversi errori nel modo in cui venivano portati avanti i precedenti studi sull’argomento, come spiegato dal Dott. Steve Nissen - maggior esperto mondiale di prevenzione cardiologica - in questo video. Questa recente pubblicazione ha dimostrato l'assenza di benefici sull'apparato cardiovascolare in seguito all'assunzione cronica di supplementi a base di olio di pesce.
“Mangiate pesce, non olio di pesce”
La citazione appartiene al Dott. John Mandrola, uno dei maggiori esperti di prevenzione cardiovascolare e autore del libro “Il cuore fuori controllo”. Le migliori fonti alimentari di acidi grassi sono proprio: sardine, alici, salmone, sgombri, merluzzo etc. Questi alimenti dovrebbero essere consumati almeno due volte a settimana anche per il loro apporto di vitamina D, minerali, zinco e fosforo. Altre ottime fonti alimentari di Omega-3 sono: semi di lino, semi di chia, noci, cavoletti di bruxelles, alga spirulina, olio estratto dai semi di perilla. Gli acidi grassi sono così importanti per la salute perché rientrano tra i componenti fondamentali delle membrane cellulari e hanno effetti anti-infiammatori che contribuiscono alla prevenzione delle malattie croniche.
E gli omega-6?
Anch'essi appartengono alla famiglia degli acidi grassi polinsaturi, ma un loro consumo eccessivo può avere effetti pro-ossidanti e pro-infiammatori danneggiando l'apparato cardiovascolare. Per il corretto funzionamento del nostro organismo il rapporto tra Omega 6 e Omega 3 deve essere inferiore o uguale a 4 come riporta l’INRAN (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione).
Al fine di ridurre l'apporto di Omega-6 è importante non superare i 20-40 g di frutta secca ogni giorno ma soprattutto abolire il consumo di oli e grassi vegetali idrogenati e non spremuti a freddo come: margarina, olio di colza, olio di semi di girasole, olio di mais, olio di soia. Imparate a leggere le etichette al supermercato perché molto spesso questi grassi si nascondono in alimenti apparentemente insospettabili come biscotti e merendine.
Conclusioni
Il mercato globale degli omega-3 è un’industria valutata circa 3 miliardi di euro e capace di influenzare pericolosamente l’opinione pubblica e i professionisti della salute con false promesse. Dopo aver analizzato la più recente letteratura scientifica sull’argomento - basata su trial clinici randomizzati e non su studi osservazionali - ritengo che la supplementazione con omega-3 non apporti nessun beneficio in prevenzione cardiovascolare primaria (persona sana o con fattori di rischio) e secondaria (persona con storia di infarto miocardico). Ciò non esclude che questi principi attivi possano rappresentare un valido supporto per altre condizioni patologiche e in questo caso il consiglio è quello di assumere l'integratore in modo intermittente (per esempio 3 mesi sì e 3 mesi no) e prediligere forme con un maggior contenuto di DHA - come questo (codice sconto: dottnictrigl)