Conoscete Bob Harper? Prima di sentire la sua storia clinica, non lo conoscevo nemmeno io. Eppure in USA è una vera e propria celebrità: personal trainer dei VIP, autore ed ospite di numerosi programmi televisivi tra cui il reality “The Biggest Loser”, i cui concorrenti sono persone sovrappeso che vogliono rendere più sane le proprie vite.
Nel 2017, all’età di 52 anni, Harper ha rischiato la vita a causa di un infarto miocardico che l’ha tenuto ospedalizzato a lungo in lotta tra la vita e la morte. Harper ha raccontato che dopo i primi giorni di confusione mentale in terapia intensiva ha cominciato a domandarsi perché proprio lui, con i suoi valori perfetti di colesterolo. Godeva di ottima salute, si allenava, mangiava bene e soprattutto ogni anno la sua assicurazione sanitaria gli dava accesso ai migliori test di screening. Una volta scampato il pericolo ed uscito dall’ospedale Harper ha cominciato ad indagare in maniera approfondita.
Tutti gli esami del sangue risultavano normali. Tranne uno.
La lipoproteina a, anche chiamata Lp(a), è una lipoproteina a bassa densità, geneticamente determinata quindi importante da rilevare in quei soggetti con una familiarità per cardiopatia ischemica. Addirittura, vista la componente autosomico dominante, già dall’età di 5 anni si raggiungono livelli che resteranno stabili nel tempo. Rappresenta un forte fattore di rischio quando supera i 50 mg/dL ma considero già preoccupanti valori intorno ai 30 mg/dL. Purtroppo questo test non è incluso nei pannelli standard, nonostante l’importanza fondamentale.
Recenti studi indicano che circa una persona su cinque presenta dei valori anormali
Purtroppo però ad oggi non ci sono farmaci in grado di ridurre la concentrazione plasmatica di questa lipoproteina e solo la somministrazione di niacina (vitamina B3) sembra efficace. Tuttavia gli alti dosaggi di vitamina richiesti causano spesso effetti collaterali come flushing, eritemi e sintomatologia gastrointestinale. Peraltro questa supplementazione non è adatta a tutti perché controindicata in pazienti affetti da ulcera peptica, diabete mellito ed insufficienza renale.
Personalmente testo la presenza di Lp(a) in tutti i pazienti, non solo quelli con familiarità. Quando trovo dei valori elevati mi comporto così:
- Intensifico la correzione degli altri fattori per ridurre il rischio cardiovascolare globale
- Ricerco l’aterosclerosi subclinica con il calcolo del calcium score coronarico
- In alcuni casi prescrivo la cardioaspirina
- In tutti i casi eseguo un ecocolordoppler cardiaco per cercare calcificazioni sulla valvola aortica
- Chiedo di eseguire il test anche nei parenti di primo grado, vista la componente ereditaria
Fate attenzione a non confondere la lipoproteina a con l’apolipoproteina A1, che invece rappresenta la componente proteica delle lipoproteine ad alta densità (HDL). Mi capita molto spesso di trovare erroneamente questo valore nel referto delle analisi di laboratorio al posto di Lp(a). Altra considerazione importante: il rischio che deriva dagli elevati livelli di lipoproteina A è indipendente dai livelli di LDL perché questo composto organico mostra una spiccata capacità di infiltrare le pareti arteriose ed aumentare la progressione dell’aterosclerosi.
Era proprio questo il fattore di rischio “nascosto” di Bob Harper, che da allora ha creato una fondazione per la sensibilizzazione sull’argomento.
PS per approfondire leggi l'articolo: